Nel testo sopra riportato l'autore rivendica la scelta di non discutere con chi, a suo inappellabile giudizio, esprime opinioni controfattuali o scempiaggini varie. Ovviamente nessuno, credo, trarrebbe alcun beneficio dal parlare con uno sprovveduto. Ma nulla impedirebbe al giornalista d'invitare, al posto dello stregone di turno, qualcuno degli innumerevoli scienziati, o intellettuali, che in questi anni hanno maturato opinioni differenti da quelle comunemente accettate.
Purtroppo in Italia ma forse anche altrove, in questo mondo "libero", "inclusivo" e "tollerante", serpeggia l'idea che spesso, nei principali argomenti d'attualità, esista una sola ineccepibile verità. Ovviamente, questa coincide con le notizie diffuse dal governo, o dagli alleati, e riportate dai principali organi di stampa, radio, tv, internet. Le opinioni contrarie sono semplicemente bollate come bufale, falsità, "fake news".
La saggezza popolare imporrebbe di dubitare di chi sostiene che la virtù stia da una sola parte, ma ormai il clima è così infuocato che molti potrebbero persino iniziare a domandarsi se, conoscendo già le verità che provengono dalle fonti ufficiali, tutto sommato, si possa fare anche a meno di consentire il diffondersi di una pluralità di menzogne.
In ogni caso, anche senza censura, oggigiorno, qual è la prospettiva per chi la pensa diversamente? Quella di essere ascoltati, compresi, oppure quella di essere a malapena tollerati, sopportati a fatica da una società conformista e così poco incline al pensiero critico?
Da noi, la libertà d'opinione è davvero reale, o comunemente accettata solo a livello formale? Questa non è una sottigliezza, se si pensa che è tramite lo scambio d'opinioni che gli individui si rapportano gli uni con gli altri e crescono culturalmente, o che è proprio il dibattito a portare avanti la scienza, orgoglio di questa nostra civiltà avanzata. E se il desiderio di un maggior controllo dell'informazione, volto al nobile scopo (un po' paternalista) di preservarci dalle false notizie, rallentasse il progresso?
In fondo, vittima del pregiudizio non è solo chi viene, in qualche modo, silenziato ma è anche colui il quale non vuole, o gli è impedito, d'ascoltare.