mercoledì 1 aprile 2020

La soluzione keynesiana alla crisi (3di3)

Ho terminato il post precedente con una considerazione da cui vorrei ripartire. L'eccesso di offerta di titoli di stato sul mercato, anche se garantiti dalla BCE, potrebbe comunque causare qualche difficoltà di assorbimento da parte degli investitori (che rappresentano la domanda).

Quindi, il punto è che ogni soluzione diversa da quella che ho descritto nella prima puntata, cioè la "monetizzazione del debito" (che come abbiamo visto è vietata dai trattati UE), comporta dei costi maggiori. Essi vanno dal pagamento di un tasso di interesse più, o meno, conveniente come quello che dovrebbe assicurare il QE della BCE, o la mutualizzazione del debito tramite eurobond/coronabond, fino ad arrivare alle penalizzanti condizioni che imporrebbe l'intervento del MES, o comunque della cosiddetta Trojka: privatizzazioni, tagli alla spesa sociale e ulteriore perdita di diritti dei lavoratori. Per quanto riguarda il MES, c'è stato un tentativo del nostro governo finalizzato a ottenere dei finanziamenti non vincolati da un "Memorandum of Understanding" (MoU). Tuttavia, questo è vietato dai trattati.


A seguito di questo inconveniente ci è poi stato detto che si poteva ottenere un MoU senza condizioni troppo penalizzanti. Tuttavia, poi ci è stato fatto notare che questo accordo può cambiare in qualsiasi momento, in modo unilaterale (con maggioranza qualificata), senza che l'italia possa opporvisi.

Regolamento 472/2013

C'è infine da considerare che il MES da solo, non ha le risorse sufficienti a finanziarie tutti i paesi durante la crisi (parliamo di centinaia di miliardi di euro) e che quindi dovrebbe recuperarli dai paesi aderenti (che dovrebbero prima chiederli ai mercati e poi darli al MES, che li presterebbe nuovamente ai governi) o chiederli alla BCE (e anche questo sarebbe un assurdo, visto che allora tanto varrebbe che i governi li chiedessero direttamente alla BCE).


Nonostante tutto, un gruppo di importanti economisti internazionali hanno suggerito di ricorrere al MES. Essi (o meglio €ssi) sono appoggiati in Italia dai soliti noti.

Luigi Marattin: economista e onorevole ex PD e ora  Italia Viva 

Stefano Feltri: giornalista del Fatto Quotidiano

Giampaolo Galli: economista dell'Osservatorio Conti Pubblici

Considerando che, come abbiamo visto, esisterebbe un modo di avere un sostegno illimitato e gratuito, vale davvero la pena indebitarsi?

Credo che se lo chiedessimo a coloro i quali ci dovrebbero concedere tali prestiti, la risposta sarebbe senza dubbio affermativa. Ovviamente, per ragioni rigorosamente scientifiche. Non voglio certo insinuare che, in fondo, quello è il mestiere con cui si guadagnano da vivere. L'argomento più utilizzato è che la "monetizzazione del debito" favorirebbe l'emissione incontrollata di moneta da parte dello stato. Questo provocherebbe inflazione, che farebbe aumentare i prezzi e diminuire il valore reale degli stipendi (e dei nostri debiti, cioè dei loro crediti. Anche se, di soluto, quest'ultima parte è omessa, forse per senso del pudore).

Può darsi che abbiano ragione. D'altra parte, mi chiedo se un po' d'inflazione varrebbe la vita dei malati, dei disoccupati e degli imprenditori falliti. Io non sono uno scienziato, e allora vi riporto di seguito l'opinione si Sir John Maynard Keynes.


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