Molti di voi saranno di certo a conoscenza del disgustoso tentativo in atto in parlamento volto a facilitare l'esproprio, da parte delle banche, delle case degli inquilini morosi. Trovo fuori luogo i discorsi di coloro i quali credono di essere nel giusto, sostenendo che sia un sacrosanto diritto del creditore quello di rientrare dei soldi prestati, perché essi non capiscono quale sia, in realtà, il contesto di una simile operazione.
I proprietari debitori, sto parlando di connazionali: imprenditori, professionisti, ex impiegati e operai, che è difficile immaginare come un gruppo di furbi e avventurosi scialacquatori di risorse altrui sono, in effetti, solo persone che non riescono più a pagare, avendo perso tutto a causa della crisi.
Sono i disoccupati e i falliti causati dalle politiche di austerità che i governi italiani, su ordine della Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale), hanno approvato al solo scopo farci rimanere nell'euro, impedendoci quella naturale svalutazione di cui hanno beneficiato le economie di tanti paesi fuori dall'eurozona. E' a questi stessi disgraziati che taluni ben pensanti oggi fanno la morale. Responsabili, a loro dire, di non essere riusciti a pagare i propri debiti. Quando, in effetti, i loro creditori (le banche) sono a loro volta indebitati con altre istituzioni estere che, evidentemente, hanno un peso specifico molto elevato, se possono arrivare fino a fare approvare simili provvedimenti dal nostro parlamento. E, la colpa di questi debiti e crediti, come ben sa chi ha letto i documenti ufficiali, non le favole che racconta l'informazione mainstream, è dell'euro.
In tutta la gestione politica seguita alla crisi, i nostri governanti hanno delle responsabilità ben precise. Se c'è un comune denominatore di tutte le cosiddette "riforme" approvate dai governi di questo periodo, vedi ad esempio il Jobs Act, è quello di essere tutti provvedimenti dal lato dell'offerta. Ovvero, leggi che servono a migliorare l'efficienza della produzione di beni e servizi, che noi riusciamo a comprare sempre meno, a danno di coloro i quali quei beni e servizi li producono (che siamo sempre noi, miei cari amici). In breve, in una crisi di domanda, cioè di consumi, i nostri governanati non trovano di meglio da fare che sottoporci a pesanti misure a favore della produzione, cioè dell'offerta, nel tentativo di rendere quei beni e servizi convenienti ai residenti esteri.
Da una parte, io ho sempre interpretato questo atteggiamento come una sorta di tradimento nei confronti degli elettori, il popolo italiano. Tuttavia, forse, aveva ragione Keynes quando, in tempi non dissimili dai nostri, scriveva:
<<Le idee degli economisti e dei filosofi politci, così
quelle giuste come quelle sbagliate, sono più potenti di quanto
comunemente si ritenga. In realtà il mondo è governato da poche cose al
di fuori di quelle. Gli uomini della pratica, i quali si rintengono
affatto liberi da ogni influenza intellettuale, sono spesso gli schiavi
di qualche economista defunto. Pazzi al potere, i quali odono voci
nell'aria, distillano le loro frenesie da qualche scribacchino
accademico di pochi anni addietro>>.
Questa gente è vittima delle proprie convinzioni scientifiche e, nonostante i pessimi risultati ottenuti, crede ancora alla bontà delle proprie ricette ordoliberiste, mercantiliste e monetariste. E andranno avanti fino a quando gli italiani non glielo impediranno. Addossando noi (scansa fatiche, corrotti, bamboccioni, choosy, etc. etc.) tutto il peso, e le responsabilità, della sconfitta delle loro idee. Tutto quello che hanno fatto, e che stanno facendo ancora oggi, in Grecia, proveranno a metterlo in atto anche qui da noi. Perché <<Ce lo chiede l'Europa>>, <<Non c'è alternativa>>, <<Non ci sono i soldi>> ma soprattutto, non ci sarà pietà per nessuno.