Un'anziana signora che, a una conferenza, stava ascoltando una lezione di un fisico si rivolse a lui dicendogli che tutto quanto aveva detto sui pianeti e sul sistema solare era falso e che, in realtà, la Terra poggiava su un'enorme tartaruga. Lo scienziato, con un ghigno di superiorità, le chiese cosa ci fosse sotto quella tartaruga e l'anziana rispose con sicurezza: "un'altra tartaruga!". Il grandissimo fisico teorico Stephen Hawking, dal cui libro "Dal Big Bang ai Buchi Neri" è tratto questo aneddoto, si domandava cosa conferisse alle opinioni degli scienziati più credibilità rispetto a quelle dell'uomo della strada. Sono le prove con cui ognuno di noi sostiene le proprie tesi a rendere una teoria più ragionevole di altre. La verità non deve essere data per scontata, ed è proprio il dubbio a portare avanti la scienza. Può capitare che nuove evidenze contraddicano quelle del passato facendo progredire l'umanità un errore dopo l'altro.
Anche se nella vita di ogni giorno non ci comportiamo come scienziati, ed è naturale ripetere tante cose per sentito dire perché sarebbe impossibile trovare il tempo per approfondire tutto personalmente, occasionalmente, quello del dubbio può essere un esercizio istruttivo. Ad esempio, io mi sono chiesto quali evidenze avessi per sostenere che il distanziamento sociale diminuisse le vittime da Covid-19.
Ovviamente, è nell'esperienza di ognuno di noi il fatto che negli ambienti affollati proliferino maggiormente i virus influenzali, e che pertanto sia meglio evitarli di questi tempi. L'esperienza però ci suggerisce anche che vedere le cose dal proprio punto di vista non sempre aiuta a comprendere i fenomeni, quando la scala d'osservazione aumenta enormemente. Ritornando per un momento alla fisica, grazie ad Einstein oggi sappiamo che il tempo è relativo. Nella vita di tutti i giorni, un minuto è sempre tale misurato a Parigi o a Pechino ma se non conoscessimo l'effetto della relatività del tempo avremmo problemi nella geolocalizzazione satellitare. Lo stesso discorso si applica in economia. Quando Keynes ha illustrato il suo paradosso della parsimonia ha spiegato che il risparmio può essere considerata una virtù del singolo ma la medesima condotta a livello nazionale causa una diminuzione dei redditi e quindi, in definitiva, anche del risparmio. La scienza si riferisce a questo concetto come la fallacia di composizione, cioè quando si inferisce erroneamente la qualità complessiva di un oggetto sulla base della sue componenti (definizione di Wikipedia). Dunque, non è sempre una buona idea proiettare i risultati del proprio comportamento, o di pochi, sull'intera collettività.
Riprendiamo ora il discorso iniziale. Ipotizzando che crescenti misure volte a limitare il movimento delle persone influiscano in senso positivo sulla mortalità da Covid-19 dovremmo concludere che i governi che abbiano imposto ai loro popoli le limitazioni più severe siano anche quelli ad aver ottenuto una minore mortalità. C'è un modo per verificarlo? Per fortuna sì. Oggi internet permette di reperire comodamente dalla poltrona di casa tutti i dati necessari a questa ricerca. Quindi, mettetevi comodi.
L'indicatore elaborato dell'università di Oxford "Restringency Index" nell'ambito del progetto "Coronavirus Government Response Tracker" è suddiviso in indici tematici. Quello che interessa a noi è la misura del distanziamento sociale e cioè il "Containment Health Index". L'altro dato che ci serve è l'indice di mortalità. Io ho utilizzato quelli disponibili sul sito statista.com. Dato che confronteremo questi due indicatori, per paese, tramite un grafico a dispersione, quello che ci aspettiamo di vedere è una serie di pallini azzurri (le coppie di valori indice di distanziamento/morti, per nazione) che tendono a spostarsi vicino all'asse delle ascisse (la parte bassa del grafico) via via che sale l'indice che misura il distanziamento sociale e, in conseguenza di ciò, scende quello della mortalità. Purtroppo però, come potete vedere dal successivo grafico, questo non accade. L'indice "R quadro" mostra una leggera correlazione (0,04 su 1), non so quanto statisticamente rilevante, tuttavia sembrerebbe che l'andamento proceda al contrario rispetto a quanto sperato; cioè che a un aumento del distanziamento sociale corrisponda un leggero incremento dell'indice di mortalità anziché il contrario. A pensarci bene, è piuttosto sconfortante.
Nell'ipotesi in cui alcuni valori anomali, definiti "outliers" possano compromettere l'andamento del grafico, portandomi a conclusioni errate, ho eseguito una procedura volta a eliminarli. In sostanza, ho tolto dal grafico tutte le coppie (i pallini azzurri) che non rientravano nell'intervallo dato dalla somma della deviazione standard più la mediana della serie di valori (questo corrisponde alla soglia massima); e anche quelli corrispondenti alla differenza fra la mediana e la deviazione standard (questo corrisponde alla soglia minima). Purtroppo però, neanche così otteniamo il risultato sperato. La correlazione fra misure di distanziamento sociale e l'indice di mortalità continua a sembrare molto debole, forse insignificante, e addirittura risulta che tali misure provochino una mortalità leggermente maggiore.
Infine, ho escluso dal campione le nazioni in cui la mortalità è risultata essere molto bassa, nel caso in cui i dati di questi paesi possano essere in qualche modo poco credibili.
Escludendo gli indici di mortalità inferiori a 100 per milione di abitante
Purtroppo però, sebbene in questo modo la linea di tendenza tenda ad appiattirsi, neanche così si verifica una correlazione negativa.
Passiamo a un'ulteriore analisi. Prendiamo due paesi che abbiano adottato contro il Covid-19 strategie differenti. Ad esempio, l'Italia, con un indice di contenimento di 56,60, e la Svezia con 41,84. La media di tutti i paesi corrisponde a un indice di 47. Dal grafico qui sotto possiamo vedere l'andamento dei decessi giornalieri. Quelli italiani sono misurati nella scala di valori delle ordinate a sinistra e quelli svedesi a destra. Questo perché, essendo i morti svedesi molto inferiori a quelli italiani (per fortuna, dato che la Svezia ha meno abitanti) una scala unica avrebbe appiattito i valori di quest'ultimi impedendo di osservare bene una cosa interessante; che l'andamento dei decessi giornalieri nelle due ondate è molto simile nonostante l'opposta politica sanitaria adottata dai rispettivi governi. Considerate anche che, ovviamente, l'indice che misura il trend di mobilità della popolazione (ho usato quello calcolato da Apple) è molto più basso in Italia che in Svezia. Infatti il governo italiano, a differenza di quello svedese, ha praticamente fermato il paese facendo rimanere tutti a casa.
Ma allora davvero dobbiamo credere, contro tutte le aspettative, che il lockdown sia inutile o persino dannoso? Premesso che, secondo me, ciò che uno pensa non deve sempre essere giustificato scientificamente. Se così fosse, non sarebbe possibile credere in molte cose belle. Ognuno è libero di pensarla come vuole ed è raro che qualcuno possa affermare con certezza di essere completamente nel giusto. Comunque, anche se le evidenze che vi ho proposto non sono in accordo con la tesi mainstream, se corrisponde al vero quello che mostra un'indagine eseguita dall'Arpa Piemonte, secondo cui il virus non è stato rilevato all'aperto ma in ospedali e soprattutto in ambiente domestico, forse non è poi così strano che, tutto sommato, possa accadere che il vantaggio del mancata mobilità delle persone venga compensato da una maggiore facilità di contagio in ambienti chiusi. Soprattutto se si considera che la mobilità non è mai del tutto azzerata.
Concludendo, se devo fare un discorso basandomi sui dati disponibili, e non sulla fede, non posso semplicemente dire che la Terra è sostenuta da una pila infinita di tartarughe. Conseguentemente, non posso neanche sostenere di aver trovato alcuna prova del fatto che un maggior distanziamento sociale salvi più vite umane. Inoltre, la mia personale opinione sembra condivisa anche da alcuni professionisti che, adottando metodi molto più raffinati dei miei, sono giunti alle medesime conclusioni. Lo studio scientifico a cui mi riferisco si intitola "Assessing Mandatory Stay-at-Home and Business Closure Effects on the Spread of COVID-19". La conclusione è che, sebbene piccoli benefici non possano essere esclusi, lo studio non riscontra significativi risultati nei casi in cui sono state adottate misure più severe di distanziamento sociale [more restrictive non pharmaceutical intervention (NPIs)]. Lo stesso rallentamento del contagio potrebbe essere ottenuto con misure meno restrittive.
E voi, che prove avete del fatto che il lockdown salvi vite umane?
Potete trovare qui la seconda parte di questo post.
Allora come si spiega che negli Usa, dove non osservano il distanziamento, ci siano molte più vittime?
RispondiEliminaIn USA, con un indice di restringimento medio leggermente più basso del nostro (54,37 contro il 56,89 del nostro) hanno avuto meno vittime per milione di abitante (1083 contro le nostre 1266)
EliminaBah. Io direi la prova empirica. Con il lockdown la curva si è bloccata senza è ripartita.
RispondiEliminaPer altro mi dicono che nemmeno in svezia siano molto felici di come sta andando
In Italia le restrinzioni sono iniziate a ottobre ma la curva ha iniziato a scendere solo a dicembre. Io non ci vedo alcuna relazione.
EliminaIn Svezia l'indice di restringimento medio è stato di 41,84 contro il 56,89 del nostro e le loro vittime per milione di abitante sono state 874 contro le 1266 nostre. Non saranno molto felici neanche lì, ma il risultato è stato migliore del nostro.
Davvero interessante. Aggiungerei però una variabile, secondo me decisiva nel peggioramento dei dati: l'obbligo all'uso delle maschere, sia FP1, sia FP2. La mia è un'inmpressione, ma l'introduzione dell'obbligo, sia all'aperto, sia al chiuso ha provocato un decisivo aumento della mortalità. Ed in effetti, fino al gennaio dello scorso anno, nessuno ne consigliava l'utilizzo ed anzi venivano considerate un possibile veicolo di infezione. Riesce ad introdurlo nella sua interessantissima analisi? Sarebbe interessante anche una valutazione sulla stagionalità della malattia e sul diverso profilo delle due ondate, il primo del tipo "bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki", il secondo "bombardamento a tappeto su tutta la Germania.
RispondiEliminaIn realtà sì, forse sarebbe possibile verificare un'eventuale correlazione tra l'uso delle mascherine e i morti per covid, perché i dati dell'università di Oxford hanno un parametro di monitoraggio sulle mascherine. Considererò la cosa, ma intanto potrebbe scaricare i dati di persona e farsi un'idea.
EliminaProvi qui:
https://covidtracker.bsg.ox.ac.uk/
Grazie per il commento.
Grazie mille per questo suo lavoro, di cui ho apprezzato la prospettiva, senza inutili dispersioni, e il tono pacato. Esprimere dubbi e' esercizio raro di questi tempi, e proprio per questo mi pare ancora piu' salutare praticarlo.
RispondiEliminaIPB
Grazie mille anche a lei che ha compreso il punto chiave del mio discorso: il dubbio. Ad oggi abbiamo sufficienti evidenze per considerare il lockdown un male necessario? Allo stato attuale gli studiosi sono divisi. Ciò nonostante questa discussione scientifica in atto non trova spazio nella narrazione popolare dei media. Le suggerisco, se non l'ha già fatto, di leggere anche la seconda parte del post.
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