- la crisi delle banche italiane in un grafico (tradotto da un intervento dell'economista danese Lars Christensen specializzato in economia internazionale, mercati emergenti e politiche monetarie);
- Italy doesn't have a banking crisis; it has a euro crisis (pubblicato da marketwatch.com);
- Quanto costa comprare il tempo (dell'economista italiano Alberto Bagnai, che non ha bisogno di presentazioni).
Io ho provato a rifare lo stesso grafico prendendo i dati del PIL nominale italiano (dati Eurostat), calcolando una crescita media annua del decennio che precede la crisi del 2007. Tale media corrisponde al 4%. Quindi, ho disegnato una linea, di colore blu, che mostra lo scostamento che è avvenuto tra la traiettoria del 4% e la crescita effettiva. Questa linea descrive la mancata crescita.
Poi sono andato sul sito di Banca d'Italia e ho scaricato i dati dei NPL (non performing loans, o sofferenze bancarie) relativi allo stesso periodo. Si tratta dei soli dati riferiti a imprese del settore finanziario e famiglie ma, come vedremo, ancorché i dati che ho preso non corrispondano al totale dei NPL (ma solo a gran parte di essi) il risultato non cambia. Ho messo sotto forma di percentuale del PIL i dati suddetti (ovviamente, del PIL nominale effettivo) e ho tracciato una linea di colore rosso che rappresenta l'andamento dei NPL nel periodo oggetto di osservazione. Ecco qui:
Leggendo l'articolo originale potrete osservare come l'andamento delle linee del mio grafico siano perfettamente in linea con quelle di Lars Christensen. Attenzione solo al fatto che il colore delle mie linee è invertito rispetto al suo.
Il grafico mostra come ad una mancata crescita della nostra economia, avvenuta a causa della crisi post 2007, è corrisposta una vera e propria impennata dei crediti bancari in sofferenza. In pratica è successo che, con la riduzione dei consumi, le imprese che hanno chiuso e i lavoratori che hanno perso il posto, progressivamente, non sono più riusciti a ripagare i prestiti contratti con le banche.
Qui sotto, potete apprezzare la correlazione matematica tra le suddette variabili (crisi e sofferenze) che, secondo Excel, è pari all'86%, il che sembra essere, decisamente, qualcosa più di una mera coincidenza.
Ovviamente, questo non dimostra la diretta correlazione tra i due eventi. Potete tranquillamente immaginare che essa sia, in effetti, solo l'effetto di una congiunzione astrale sfavorevole, oppure portare altri argomenti che giustifichino un simile andamento, come, ad esempio, la corruzione.
Tuttavia, pensandoci bene, non mi azzarderei ad affermare che la corruzione giustifichi l'andamento delle due linee del grafico. A meno che non vogliamo davvero pensare che essa sia aumentata esponenzialmente proprio a partire dal 2008. Quindi, benché i casi di mala gestione da parte dei banchieri, anche penalmente rilevanti, ci siano stati (e continueranno ad esserci) il dato complessivo è molto più probabile che sia causato dalle conseguenze della crisi (e dell'austerità).
Servirà a qualcosa ricapitalizzare le banche più in difficoltà (con i nostri soldi), come sta tentando di fare il governo per evitarne la chiusura, e scongiurare così il rischio di una corsa agli sportelli? Se riusciremo a trovare un accordo con la UE avremo "comprato del tempo" senza però risolvere il problema. Siamo in un circolo vizioso. Infatti, se la questione delle sofferenze bancarie è direttamente connessa alla mancata crescita del PIL, l'aumento di quest'ultimo ad un ritmo consistente, come dovrebbe essere quello che sarebbe utile a portarci fuori da questa crisi, produrrebbe un ulteriore incremento del credito bancario, del debito estero e, prima o poi, ancora delle sofferenze bancarie. Questo perché il vincolo esterno che lega i paesi dell'euro zona, ovvero il cambio fisso, non consente di rilanciare le economie dei singoli paesi tramite la svalutazione monetaria.