lunedì 19 settembre 2016

Ciampi e il debito pubblico

La qualità di un'informazione si valuta considerando due elementi: correttezza e completezza.

Per quanto riguarda la correttezza, è raro leggere affermazioni completamente errate. Più problemi comporta la completezza. Di seguito troverete un tweet dell'On. Ichino (PD) che vi invito a leggere.


La frase è sostanzialmente corretta, tenendo conto che si tratta di un tweet, ma nello stesso tempo è talmente incompleta da risultare fuorviante. Personalmente, la considero addirittura provocatoria. Ora vi spiegherò perché.

Il grafico qui sotto rappresenta l'andamento del debito pubblico italiano, in rapporto al prodotto interno lordo, dal 1970 ad oggi. Per ricostruire i dati dal 1970 al 1979, dal momento che non sono disponibili ne sul database della Banca d'Italia (che arriva al 1980) ne su quello dell'OCSE (che arriva al 1995) ho preso i valori sul PIL nominale dall'archivio ISTAT, e quelli del debito pubblico dalla pubblicazione "Il debito pubblico dall'unità ad oggi". I dati successivi al 1979 sono di Banca d'Italia. Ho evidenziato i periodi in cui il defunto presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi è stato rispettivamente: governatore di Banca d'Italia e politico con vari incarichi di governo (presidente del consiglio 1993-1994, ministro del bilancio e poi del Tesoro 1996-1999 ed infine presidente della Repubblica 1999-2006).


La frase dell'On. Ichino si riferisce al periodo in cui Carlo Azeglio Ciampi era ministro quando, in effetti, il debito pubblico diminuì. Tuttavia, negli anni in cui, sempre il defunto, era alla guida della nostra banca centrale esso raddoppiò. Al rapido incremento del debito pubblico, certamente, contribuì l'avvenimento noto come "divorzio fra ministero del Tesoro e Banca d'Italia" (di cui ho già scritto). Esso sancì l'indipendenza della banca centrale che, da allora, non fu più costretta a comprare i titoli di stato in eccesso (invenduti) che il ministero del Tesoro immetteva sul mercato. Questo comportò un aumento dei tassi d'interesse che lo stato, cioè noi contribuenti, abbiamo pagato agli investitori. Come conseguenza di ciò, risorse che il governo avrebbe potuto destinare ai servizi, e quindi a favore di più bisognosi, vennero utilizzati per il pagamento delle rendite di coloro i quali possono permettersi di risparmiare e investire (primi fra tutti le banche).

Ad ammettere le conseguenze del cosiddetto "Divorzio" fu lo stesso ex ministro Beniamino Andreatta cioè colui il quale decise, insieme all'allora governatore Ciampi, questo cambiamento di portata storica.

<<Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l'escalation della crescita del debito rispetto al prodotto nazionale>> (Beniamino Andreatta - IlSole24Ore 1991).

Ricordare correttamente le scelte di un personaggio passato a miglior vita non c'entra niente con la mancanza di rispetto per i morti. Il rispetto del dolore di familiari e amici, non va confuso con i fatti storici. Perché, con le scorrettezze, le bugie, o le mezze verità, non si rispetta la memoria dei defunti e neanche quella dei vivi.

Per concludere il discorso sulla completezza dell'informazione, vi devo avvertire che anche questo post è incompleto. Ci sarebbero ancora tante cose da aggiungere sull'argomento. Chi vuole capire deve approfondire sempre di più.