lunedì 13 ottobre 2014

Germania: il freno a mano d'Europa

Sapete tutti che cos'è una locomotiva, ma per precisione riporto la definizione qui sotto:

1. veicolo ferroviario a motore che traina un convoglio: locomotiva a vapore, elettrica|soffiare, sbuffare come una locomotiva, (scherz.) ansimare, sbuffare forte
2. l’elemento trainante di un processo: la locomotiva dello sviluppo
Etimologia: ← dall’ingl. locomotive, che è dall’agg. fr. locomotif ‘relativo al moto’, dalla loc. del lat. tardo co motīvu(m) ‘che si muove secondo il luogo’, cioè ‘rispetto allo spazio’.
Fonte: Garzanti
Tutti voi avrete senz'altro sentito dire che la Germania è la locomotiva d'Europa. Tuttavia, questa definizione è in palese contrasto con i dati economici che mostrano come in realtà sia stato uno dei paesi che è cresciuto di meno dall'introduzione dell'euro allo scoppio della crisi del 2007.


Siete rimasti sorpresi? 

Nel periodo fra il 1999 e il 2007, il PIL della Germania è cresciuto a una media di appena l'1,7% annuale. Successivamente allo scoppio della crisi, tra il 2008 e il 2013, le cose sono andate anche peggio, perché la crescita media risulta attestarsi allo 0,7% annuale. Molto poco, considerando il fatto che questo risultato è stato ottenuto anche senza sottoporre la propria popolazione alle dolorose politiche di austerità subite dai cittadini di altri paesi europei.

Ma, direte voi, come mai la Germania cresce così poco? La risposta è nel grafico successivo, che mostra la crescita degli stipendi reali (al netto dell'inflazione) tra il 1999 e il 2007.


Ovviamente, se la busta paga non aumenta, non si può pretendere che i consumi crescano. Quindi l'inflazione, che dipende dalla domanda di acquisti, è rimasta a livelli molto bassi (vedi grafico successivo).


Ora, cosa succede in un'unione monetaria a quelle regioni, o paesi, che godono di un'inflazione minore rispetto agli altri? Il cambio nominale fra valute rimarrà identico, a maggior ragione in Europa, dove abbiamo una moneta unica, l'euro. Purtroppo però, il cambio reale che considera anche i tassi d'inflazione, registrerà un divario crescente che giocherà a favore di quei paesi in cui l'inflazione è minore, che godranno di prezzi più bassi, e pertanto di un vantaggio competitivo. In conseguenza di ciò, anche i loro prodotti saranno più a buon mercato, e verranno preferiti a quelli delle altre regioni, o paesi. Infatti, se osservate il grafico successivo, che mostra la posizione creditoria/debitoria netta di alcuni stati con l'estero, noterete come l'economia tedesca abbia accumulato, negli anni, crediti verso tutte le altre.


Qualcuno tra voi però avrà notato che anche in Italia il PIL e gli stipendi sono cresciuti pochino. La ragione è che anche da noi, come in Germania, sono state praticate delle politiche di svalutazione del fattore lavoro nel tentativo di contenere la crescita delle importazioni, che da noi sono imputabili alla precarizzazione del lavoro introdotta dalle leggi Treu e Biagi, mentre in Germania dalle riforme Hartz. Ma allora, come mai non abbiamo goduto degli stessi benefici sui tassi d'inflazione? Perché, come ha spiegato la BCE (qui) dalla nascita della moneta unica, i capitali sono defluiti dalle regioni più ricche d'Europa per andare in quelle più povere (dove la domanda era maggiore) finanziando i consumi con tassi d'interesse a buon mercato, e creando quell'enorme bolla speculativa del credito che noi chiamiamo euro.

Ricapitolando, l'azione dei governi tedeschi che si sono succeduti negli anni dell'euro è servita a vincere la competizione verso le industrie concorrenti (tra le quali le nostre), arginando le importazioni, e spingendo le esportazioni tedesche verso il mercato europeo. Il tutto, bloccando gli stipendi a scapito sia della crescita interna che di quella degli altri membri della zona euro. Praticamente, più che una locomotiva, la Germania è un vero e proprio freno a mano.

1. congegno utilizzato per rallentare e arrestare il moto di un veicolo, di una macchina o di una parte di essa: il freno dell’auto, della moto; freno di emergenza, di soccorso; freni elettromagnetici, idraulici, meccanici, pneumatici; tirare, azionare il freno; avere un guasto ai freni
2. barra trasversale metallica, legata alle redini, che si mette in bocca al cavallo o ad altri animali per reggerli e guidarli; morso: mettere, tirare, allentare il freno |allentare, stringere i freni, (fig.) concedere maggiore, minore libertà; allentare, irrigidire la disciplina
3. qualunque forza o mezzo che serve a reprimere o a moderare: il freno della legge, della morale; porre un freno alle ingiustizie
4. (anat.) frenulo
5. (ant., lett.) controllo, governo: Voi cui fortuna ha posto in mano il freno / de le belle contrade (PETRARCA Canz. CXXVIII, 17-18)
Etimologia: ← lat. frēnu(m) ‘morso, freno’, dal tema di frendĕre ‘digrignare i denti’.
Fonte: Garzanti


3 commenti:

  1. Non so a voi ma leggendo il post e osservando i grafici ho avuto la sensazione che la reale "locomotiva" d'Europa fosse la Slovak Republic. Con tutto il rispetto per questa Nazione credo proprio che il messaggio sia un po' fuorviante, o meglio il messaggio che è arrivato a me.
    Infatti guardando le esportazioni del 2007 (stesso anno del primo grafico) vedo che la Germania ha esportato per più di 1.300.000 di $, superando tutti i paesi del mondo, compresi USA e CINA. Pertanto a livello di commercio estero (cioè verso l'esterno dell'Europa) non si può che ammettere che la Germania abbia "trainato" l'Europa (al netto dei problemi e squilibri interni). Inoltre paragonare la crescita percentuale dei PIL di nazioni molto differenti e che partono da livelli sensibilmente inferiori non fa emergere l'apporto a livello continentale. Mi spiego, se una nazione è passata da 100 a 104 è cresciuta del 4%, mentre se un'altra è passata da 2 a 4 è cresciuta del 100%, ma quale delle due ha contribuito maggiormente alla crescita dell'intero continente? ovviamente la prima con 4.
    Ovviamente, partendo dalla mia maggiore ignoranza, voglio solo evidenziare un possibile messaggio errato che può arrivare dal post a chi non è consapevole come te e Bagnai & Co. di tutto quello che c'è dietro.
    Comunque continua così che almeno si creano dibattiti su materie come questa.
    Ciaoooo

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    1. Il grafico della crescita del PIL a cui tu ti riferisci, nell'ambito del discorso, serve solo a mostrare che l'economia tedesca è cresciuta meno delle altre (Italia esclusa). Si tratta inoltre delle crescita percentuale e quindi non tiene conto delle misure ma delle proporzioni. La crescita della Repubblica Slovacca, benché maggiore di tutte ha influenzato meno l'economia europea della stagnazione di quella tedesca.

      Si potrebbe cadere nella tentazione di sostenere che la fuoriuscita di capitali tedeschi verso le altre nazioni europee ne abbia trainato la loro economia in un primo periodo (fino al 2007). Tuttavia tale situazione, causata dalla moneta unica, ha avuto un epilogo tragico. Soprattutto in quei paesi come la Grecia o l'Italia che considerando anche il periodo della crisi (fino ad oggi) hanno avuto una decrescita complessiva piuttosto pesante.

      Il fatto che, come sottolinei tu, l'export tedesco sia esploso negli anni duemila è dovuto, come illustrato dai grafici successivi, a un sostanziale blocco della crescita degli stipendi che ha provocato bassi tassi d'inflazione e quindi un vantaggio in termini di competitività. Di fatto, pertanto, l'export tedesco è realizzato a scapito di quello degli altri paesi europei (tra cui il nostro). Non riesco a vedere in tutto questo alcun effetto trainante.

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