Periodo | Governo | % Fiducie |
2014 | Renzi | 76,92% |
2013-2014 | Letta | 24,32% |
2011-2013 | Monti | 45,13% |
2008-2011 | Berlusconi IV | 16,42% |
2006-2008 | Prodi II | 33,93% |
2005-2006 | Berlusconi III | 15,03% |
2001-2005 | Berlusconi II | 5,58% |
2000-2001 | Amato II | 0,01% |
1999-2000 | D'Alema II | 1,33% |
1998-1999 | D'Alema I | 1,99% |
1996-1998 | Prodi I | 9,07% |
Nel corso degli anni, a una coalizione di governo maggiormente frammentata è corrisposto, com'è del resto facile intuire, un maggior ricorso ai voti di fiducia. Tuttavia, come mostra il grafico successivo, quello del governo Renzi è un caso estremo.
Il precedente grafico rappresenta la correlazione fra: il numero di forze politiche comprese nella coalizione di governo, e le fiducie richieste sul totale dei provvedimenti di legge approvati. Tale correlazione è di circa il 10% (0,097 che corrisponde al 9,7% per esattezza). Il governo Renzi, in alto a sinistra, è totalmente fuori scala. Infatti, senza di esso, la correlazione tra ampiezza della coalizione e la percentuale di fiducie risulterebbe essere del 74%, (vedi grafico successivo).
Questo significa che un governo composto da poche forze politiche ha meno bisogno di ricorrere alle fiducie, e si presume quindi che sia meno litigioso. Ed è per questo che alcuni esponenti politici sostengono una legge elettorale che consenta di governare da soli. Il rischio però, è quello di cedere alla tentazione di propendere per un sistema che, tramite un premio di maggioranza spropositato, permetta a una sola forza politica di avere una maggioranza sproporzionata rispetto al consenso elettorale ottenuto. Questo è quello che vorrebbero coloro i quali sono meno inclini ad accettare il processo democratico, che degradano a semplice competizione elettorale, e che pensano di avere il diritto d'imporsi in quanto credono di sostenere le idee migliori, senza per questo essere riusciti a convincere la maggioranza degli elettori.
Purtroppo però, come vediamo in questi giorni, non è affatto detto che una forza politica, anche qualora ottenesse la maggioranza assoluta dei seggi, non sia comunque litigiosa al suo interno.
Un tema spesso dibattuto, anche nella compagine di governo, è quello l'austerità. A parole tutti vorrebbero eliminarla, anche se poi tra i detrattori di questa politica troviamo gli stessi deputati e senatori dei medesimi partiti che, con larga maggioranza, hanno sostenuto il governo Monti durante la passata legislatura.
Come abbiamo visto nei precedenti post: "A che cosa è servita l'austerità" e "Perchè il governo non fa niente contro la crisi?" la politica economica italiana degli ultimi anni è stata tutto meno che il frutto di un errore di calcolo. L'aumento della disoccupazione, e l'esplosione del debito pubblico, sono proprio l'ovvia conseguenza della distruzione della domanda interna che ci è stata suggerita (o imposta?) dalla Troika, allo scopo di riequilibrare la nostra bilancia commerciale.
Il continuo ricorso al voto di fiducia da parte del governo è l'evidenza di quanto sia sempre più pressante la volontà di una parte del PD di smarcarsi da queste politiche impopolari. Ma in Europa sanno che il ripudio dell'austerità da parte del nostro paese potrebbe essere un colpo mortale inferto alla sostenibilità dell'eurozona.