lunedì 12 gennaio 2015

I vantaggi della svalutazione. Le condizioni di Marshall-Lerner

Abbiamo già affrontato (qui) la questione della svalutazione della nuova lira in caso di uscita dall'euro verificando perché, con tutta probabilità, essa si conterrebbe ben al di sotto del 50% paventato da alcuni commentatori.

Invece, in questo post capiremo che, in fondo, di quanto si svaluterebbe la lira ce ne importa relativamente. Perché quello che conta è capire se questo evento potrebbe aiutare l'economia italiana a ritrovare competitività rispetto alle altre.

Chi segue questo blog sa perfettamente che, quella in cui si trova l'Italia e tutti i paesi sotto stress (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) è una crisi di debito estero, causata dai persistenti deficit delle partite correnti maturati nel settore PRIVATO. Il settore pubblico, con il suo debito, la corruzione, e gli sprechi, non è stato la causa delle crisi, e di certo non potrà esserne la soluzione. Coloro i quali nutrissero ancora dubbi in merito, possono scorrere le pagine di questo blog, o di altri molto più autorevoli, e informarsi correttamente.

Tornando all'oggetto del post odierno, consideriamo questa formula della bilancia commerciale:

PX = EPfM

Dove:
P = prezzi interni
X = esportazioni
E = tasso di cambio
Pf = prezzi esterni
M = importazioni

Se la bilancia commerciale è in equilibrio, la parte sinistra (prima dell'uguale) e la parte destra (dopo l'uguale) devono coincidere.

Facciamo un esempio:


P X E  Pf M
val. X val M X-M
situazione di partenza
1
50
1
1
50

50 50 0

La differenza tra esportazioni PX=50 (cioè: 50 * 1) e importazioni EPfM = 50 (cioè: 50 * 1 * 1) è ovviamente zero. Quindi, la condizione iniziale è rispettata.

Facciamo un passo in avanti.

L'incubo di chi pensa che tornare alla lira e lasciarla svalutare sarebbe un male, consiste nel fatto che, a parità di altri fattori (tenete bene a mente questa premessa) le importazioni diventerebbero più costose.

Cioé:


P X E  Pf M
val. X val M X-M
situazione di partenza
1
50
1
1
50

50 50 0
svalutazione 20%
1
50
1,2
1
50

50 60 -10

Sopra ho ipotizzato una svalutazione del 20% del cambio (E=1,2 mentre nella situazione di partenza è 1). La sottrazione tra esportazioni e importazioni (X-M) risulta essere pari a -10. La bilancia commerciale diventa negativa (come lo è stata dall'introduzione dell'euro fino alle politiche di austerità).

Io però avevo specificato di tenere bene a mente che questo scenario si manifesta solo nel caso in cui, svalutando il cambio, diventino più costose le importazioni, a parità di tutti gli altri fattori (gli economisti usano l'espressione latina ceteris paribus). Cosa succede in realtà?

Ad una svalutazione non reagisce solo il valore delle importazioni ma anche quello delle esportazioni. Mentre le prime diventano più costose, e quindi meno convenienti, le seconde saranno più a buon mercato. Per capire se il gioco vale la candela, gli economisti utilizzano le condizioni di Marshall-Lerner.

E' una questione di somma delle elasticità delle importazioni e delle esportazioni. Significa porsi la seguiente domanda: "di quanto si modificherà il dato di importazioni e di esportazioni al variare del cambio?". Marshall e Lerner ci dicono che, se la somma in valore assoluto di queste due elasticità è maggiore di 1, allora la svalutazione si tramuterà in un miglioramento della bilancia commerciale.

L'elasticità si misura come segue:

X/X
------- = ex;
E/E

M/M
------- = em
E/E

Dove:
X/X = è la variazione delle esportazioni diviso il totale delle esportazioni
M/M = è la variazione delle importazioni diviso il totale delle importazioni
E/E = è la variazione del cambio diviso il cambio
ex = è elasticità delle esportazioni
em = è elasticità delle importazioni

Proviamo con un esempio. Supponiamo che, con i dati della precedente tabella, le elasticità di importazioni ed esportazioni siano entrambe pari a 0,4:

4/50
------ = 0,4 (esportazioni);
0,2/1

4/50
------ =  -0,4 (importazioni)
0,2/1


P X E  Pf M
val. X val M X-M
ex em
situazione di partenza 1.0 50.0 1.0 1.0 50.0
50 50 0


caso A 1.0 54.0 1.2 1.0 46.0
54 55.2 -1.2
0.4 -0.4

Le esportazioni aumentano di 4 perchè 0,2 (che è la svalutazione del cambio) moltiplicato per 0,4 (ovvero l'elasticità alle esportazioni) è uguale a 0,08 (quindi l'8%). Infatti, 4 è esattamente l'8% di 50. Pertanto, 50+4=54. La stessa logica si applica alle importazioni, che diminuiscono da 50 a 46, ma diventano più costose a causa della svalutazione (1,2 * 46 = 55,2).

Il risultato di questo primo esempio è negativo (X-M= -1,2). La bilancia commerciale è peggiorata. Ma Marshall e Lerner specificano che, per godere del beneficio della svalutazione, la somma in valori assoluti delle due elasticità deve essere maggiore di 1. In questo esempio non è così: 0,4 + 0,4 = 0,8 < 1.

Proviamo con elasticità 0,8 sia per le esportazioni che per le importazioni. Non vi sto a mostrare tutti i calcoli perché ora li sapete fare e potete, eventualmente, verificarli:


P X E  Pf M
val. X val M X-M
ex em
situazione di partenza 1.0 50.0 1.0 1.0 50.0
50 50 0


caso B 1.0 58.0 1.2 1.0 42.0
58 50.4 7.6
0.8 -0.8

Abbiamo ottenuto un surplus della bilancia commerciale di 7,6!

Avendo verificato che le condizioni di Marshall e Lerner funzionano davvero, rimane da sapere una cosa non banale, ovvero a quanto ammontano l'elasticità alle importazioni e alle esportazioni nel caso dell'Italia.

Prima di rispondervi vi invito a riflettere su due considerazioni di ordine pratico:

1. le esperienze passate, vedi la svalutazione del 1992, hanno sempre avvantaggiato il nostro paese in termini di bilancia commerciale e, nonostante la Cina, la maggior parte del commercio italiano rimane quello intraeuropeo, dove le aziende tedesche, e non quelle cinesi, rappresentano la concorrenza;

2. nonostante la crisi, e un calo della produzione industriale del 25%, l'Italia rimane il secondo produttore manifatturiero d'Europa (la Germania è il primo). Mentre la svalutazione colpirebbe il costo di una parte del manufatto venduto, di solito le materie prime, l'esportazione godrebbe della svalutazione sul prezzo dell'intero prodotto. In pratica, il produttore guadagna dal fatto che, per lui, solo una parte dei costi è aumentata, mentre per il cliente estero, lo "sconto" si applicherebbe alla totalità del prodotto.

In ogni caso, come documenta l'economista Alberto Bagnai (qui e qui) la sola elasticità italiana alle importazioni è pari a 2. E questo fatto da solo sarebbe già sufficiente a soddisfare le condizioni di Marshall e Lerner.


























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