venerdì 1 agosto 2014

Ma perché i greci accettano di essere chiamati fannulloni quando in realtà sono gli stacanovisti d'Europa?

Un po' di tempo fa sono state pubblicate dall'OCSE i dati relativi al numero di ore medie di lavoro procapite annue per paese. Trovate tutti i dati qui.

Vi riepilogo solo qualche dato nel grafico successivo.


Qualcuno potrà stupirsi del fatto che i fannulloni greci, e i furbi italiani, lavorino mediamente di più dei virtuosi tedeschi. E, non volendo rinunciare al proprio pregiudizio potrebbe commentare:"i greci staranno anche più tempo in fabbrica, o in ufficio, ma poi bisogna vedere quanto lavorano effettivamente".

Facciamo un passo in avanti e, se ci riusciamo, mettiamo da parte per un momento le nostre impressioni.
Oltre a quanto sopra mostrato a proposito delle ore di lavoro, ci sarebbe anche da considerare gli stipendi lordi medi annui che potete osservare qui sotto.


I tedeschi sono di gran lunga quelli che guadagnano meglio, seguiti dagli italiani e dai greci.

Ora, facciamo un po' di conti:
  • un italiano, in un anno, lavora in media 355 ore di più di un tedesco (il 25%), guadagnando € 6.630 in meno (il 19%)
  • un greco, in un anno, lavora addirittura 637 ore in più (il 46%), guadagnando € 15.416 in meno (il 44%)
Quindi, per guadagnare quanto un tedesco:
  • un italiano, in un anno, dovrebbe lavorare 2.158 ore (il 54% in più) ovvero 9 ore al giorno (calcolato così: 2.158 ore/11 mesi/22 giorni al mese)
  • un greco, in un anno, dovrebbe lavorare 3.617 ore (il 159% in più!) che fanno circa 15 ore al giorno
Temo che quanto sopra illustrato non sia sufficiente. Ci sarà comunque qualcuno (razzista a sua insaputa) che sosterrà a modo suo, magari facendo leva sulle pause caffè, che noi e i greci comunque ce lo meritiamo.

Facciamo un ultimo sforzo e confrontiamo i tassi di disoccupazione.


Sembra che in Germania la disoccupazione sia circa un quinto di quella greca, e meno della metà rispetto a quella Italiana.

Tenendo conto dei dati fin qui esaminati, sembrerebbe che, a parità di tutele contrattuali, le condizioni di lavoro (orari e stipendi) siano migliori laddove la disoccupazione è inferiore, ovvero l'offerta di lavoro più scarsa, o la sua domanda più alta. E' la solita legge di mercato. Tuttavia, accettando questa spiegazione dovremo rinunciare alla nostra classifica internazionale dell'eccellenza (che, come in Italia, va da nord verso sud) e accettare che sia più che altro la banale legge della domanda e dell'offerta a provocare alcune differenze di ricchezza fra le popolazioni. Praticamente, sarebbe il più grande passo in avanti dai tempi del superamento degli studi sulla criminalità di Cesare Lombroso.

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