lunedì 8 settembre 2014

Il problema della produttività in Italia

Questa primavera, intervenendo a un convegno a Trento, il Ministro dell'Economia Padoan ha dichiarato che il problema del nostro Paese è la produttività (vedi qui).
Qui sotto potete vedere il grafico dell'andamento della produttività del lavoro in Italia e Germania.

L'indice di produttività tedesco inserito parte dal 1991 perché è quello della Germania riunificata

Ma, cos'è, la produttività?
Misura il rapporto fra la quantità di prodotto ottenuta e il costo del fattore lavoro impiegato.

Come aumenta la produttività?
Dato che, come abbiamo visto, l'indice è un rapporto fra due grandezze, per farlo crescere si può incidere sull'una o sull'altra, ovvero aumentando il prodotto o diminuendo il fattore il lavoro.
Per aumentare il prodotto nazionale occorre vendere di più. Se ridate un'occhiata al grafico iniziale osserverete come la produttività del lavoro italiana inizia a rallentare a metà anni novanta, in contemporanea con la rivalutazione della lira, necessaria a raggiungere i cambi irrevocabili con le altre monete dell'area euro che sarebbero entrati in vigore dal primo gennaio 1999. La rivalutazione della nostra moneta avvenuta nella seconda metà degli anni novanta ha ottenuto l'effetto di peggiorare il saldo delle partite correnti (ho già trattato questo argomento qui). Un modo per agire sul prodotto sarebbe quello di uscire dall'euro e lasciare svalutare la lira. In questo modo calerebbero le importazioni (più care) e la produzione nostrana tornerebbe a essere più competitiva.

Il sistema scelto dal Governo e dai suoi consulenti, invece (vedi anche post precedenti quiqui) è quello di abbassare il costo del lavoro. Questo si può fare licenziando e/o riducendo gli stipendi (soprattutto di chi entra, o rientra, nel mercato del lavoro).

Ma il costo del lavoro in Italia è così alto?
Per convincerci a fare leva sul costo del lavoro, alcuni "esperti" mostrano il successivo grafico, che indica l'andamento del costo del lavoro unitario in Italia e Germania, che è il costo del lavoro medio per unità di prodotto. In Italia, purtroppo, è andando crescendo sempre di più mentre in Germania è rimasto piuttosto stabile.


Tuttavia, anche questo indicatore è un rapporto (tra produttività e costo del lavoro). Se diamo un'occhiata agli stipendi reali (quelli a cui è sottratta l'inflazione) scopriamo che sia il governo tedesco che il nostro hanno praticato le stesse politiche del lavoro flessibili per mantenere stabile il livello del costo del lavoro durante gli anni 2000. Da noi le hanno chiamate leggi Treu e Biagi, mentre in Germania sono state  le riforme Hartz, un signore che, tra le altre cose, ha poi avuto alcune vicissitudini giudiziarie (la corruzione non è solo un fenomeno italiano).


Quindi, quello che fa aumentare il nostro costo unitario non sono gli stipendi sempre più alti, ma è il rallentamento della produzione italiana (e quindi delle vendite) rispetto a quella tedesca. Infatti, il costo orario di un lavoratore italiano è, secondo l'Eurostat, in media rispetto a quello europeo (vedi qui).

Pertanto, la vera questione è che il Governo vuole far pagare a voi: impiegati, operai, liberi professionisti, etc. etc. la permanenza dell'Italia nell'euro.


  
 

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