Le stime Istat calcolano una crescita reale del PIL 2016 pari allo 0,9%, mentre le ultime previsioni del governo, pubblicate sulla nota di aggiornamento al DEF 2016 dello scorso settembre, indicano un aumento dello 0,8%. Quindi, in effetti, sembrerebbe che i media mainstream riportino la notizia correttamente. Invece non è così.
Tanto per cominciare il DEF 2016, in origine, riportava una crescita programmata del PIL reale pari all'1,2%, che solo successivamente è rivista al ribasso nella nota di aggiornamento di settembre che stimava una crescita del solo 0,8%.
Fonte: nota di aggiornamento DEF 2016 |
Inoltre, la nota di aggiornamento al DEF 2015 (quello dell'anno precedente) prevedeva per il 2016 una crescita ancora più alta, 1,6%. Quasi il doppio rispetto al risultato effettivamente conseguito. Insomma, come avete avuto modo di capire in queste poche righe, non è che questo dato dell 0,9% sia poi così brillante, soprattutto se si considera il fatto che l'Italia è il paese che cresce meno in Europa.
C'è infine un dettaglio tecnico che ai più è sfuggito. Il dato reale del PIL è la somma fra la crescita nominale e la variazione dei prezzi. Sempre il DEF 2016 prevedeva un'inflazione programmata dello 0,2%. Tuttavia, essendo l'Italia nel 2016 in deflazione (la variazione dei prezzi è stata negativa del -0,1%) il suo contributo alla crescita reale è stato positivo anziché negativo come previsto (e come normalmente accade). In pratica, il dato del PIL reale 2016 risente favorevolmente anche del calo dei prezzi, a sua volta causato dalla bassa domanda di consumi.
Comunque, alla fine, questa discussione sul PIL sta diventando veramente puerile. Non solo perché si parla di frazioni di percentuali insignificanti ma soprattutto perché le cause della mancata crescita sono arcinote e, in questo quadro macroeconomico di cambi fissi, è inutile farsi illusioni.
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