lunedì 30 marzo 2020

La soluzione keynesiana alla crisi (1di3)

Tanto tuonò che piovve. La crisi era stata preannunciata da tempo ma, anche questa volta, nessuno aveva previsto come e quando si sarebbe manifestata. L'economia aveva iniziato a dare segni di cedimento da un po' ma, con la pandemia in corso, la recessione rischia di essere molto più severa di quanto previsto fino a pochi mesi fa.

Come la volta scorsa, come sempre, la crisi arriverà (o, per meglio dire è già cominciata) nel settore privato, e si presenterà in forma di un brusco calo dei consumi provocato dalle misure di "lockdown" implementate dai governi per frenare la propagazione del Covid-19 (il cosiddetto "Coronavirus" ). Quindi, almeno in un primo momento, la crisi consisterà principalmente in un brusco calo della domanda. Non è escluso che, se il blocco delle attività dovesse durare troppo a lungo, questo possa causare anche una diminuzione significativa dal lato dell'offerta di prodotti e servizi, dovuto alla chiusura definitiva delle aziende nel frattempo fallite. Ma questo è uno scenario subordinato alla capacità di reazione che i governi dimostreranno nella gestione dell'imminente recessione.

Quindi, anche questa volta, per attenuare lo shock economico servono i soldi. Immaginate infatti che qualcuno, o qualcosa, potesse finanziare tutta l'economia fino alla fine di quest'emergenza, in modo che i debiti nel frattempo maturati vengano pagati e i crediti incassati. Sarebbe bello tornare: chi in ufficio, chi in fabbrica, ecc., e trovare tutto come l'avevamo lasciato.

Il governo potrebbe, in teoria, fronteggiare la crisi in vari modi: tramite prestiti agevolati, contributi a fondo perduto, sospensione delle scadenze fiscali, ecc.. Tuttavia, per poterlo fare, deve reperire le risorse necessarie.

In un paese "normale" con una moneta propria e una banca centrale disponibile a sostenere la politica del governo, il ministro del tesoro emetterebbe i titoli del debito pubblico necessari (magari a tassi reali negativi) che verrebbero acquistati in parte dal mercato, e per la parte residua dalla stessa banca centrale. Quest'operazione viene denominata "monetizzazione del debito". Per la banca centrale i titoli sono un'attività e la moneta una passività, e per il ministero la moneta è un'attività e i titoli una passività, ma rimane tutto nell'ambito della stessa istituzione: lo stato. Infatti, pur essendo la banca centrale una società di proprietà privata, in questo caso, si presume che la banca centrale sia dipendente dal governo.

È vero che la politica monetaria da sola non basta a fronteggiare le crisi, ma è comunque di grande aiuto. Purtroppo però, noi non possiamo farlo.

Continua...





Nessun commento:

Posta un commento