martedì 31 marzo 2020

La soluzione keynesiana alla crisi (2di3)

Nel post precedente (qui) ho provato a descrivere brevemente come potrebbe affrontare la crisi un paese "normale", cioè con una moneta propria e una banca centrale che sostenga la politica del governo.

L'entità della recessione in corso è, ovviamente, ancora ignota. Ciò non di meno sono già state fatte le prime previsioni. Ad esempio, Reuters riporta delle dichiarazioni in cui un ex capo economista del Tesoro parlava di un calo del 3% solo nel primo semestre dell'anno, sull'Huffigton Post l'On. Stefano Fassina scriveva di una caduta dell'economia reale superiore al 10%, il ministro Gualtieri ha dichiarato al Sole24ore che ci sarà una caduta del PIL di qualche punto. Nel grafico qui sotto ci sono invece le previsioni di Goldman Sachs.

Fonte: asimmetrie.org (Non possiamo più aspettare) 

Considerando sia le previsioni ottimistiche che quelle pessimistiche si può pensare a una recessione di almeno 5-6 punti percentuali, paragonabile a quella del 2009.

L'Italia, e tutti gli altri paesi della zona euro, non possiede una moneta nazionale. Inoltre, alla la Banca Centrale Europea non è permesso comprare titoli emessi dagli stati dei paesi aderenti all'euro. Lo può fare solo sul mercato secondario (come vedremo dopo). A chi volesse approfondire l'argomento, suggerisco la lettura di questo discorso fatto nel 2016 a Harvard dal membro del consiglio di amministrazione della BCE Benoît Cœuré (qui)
Art. 123 par.1 TFUE

L'idea che sta alla base di questo sistema (o sarebbe meglio dire l'ideologia) è quella di disincentivare le politiche incaute di quei governi che altrimenti si sentirebbero sicuri di non fallire perché la BCE correrebbe in loro soccorso in caso di bisogno. Si chiama clausola di "No Bailout". D'altro canto, si presume che i mercati siano capaci di maggior giudizio nella scelta degli investimenti (l'ideologia di riferimento, il liberismo, crede che il capitale si distribuisca in modo meritocratico).

Ora, purtroppo, le regole non distinguono tra le situazioni, e capita che esse si debbano applicare anche quando si tratta di salvare la vita delle persone, e quella delle imprese, da una situazione imprevista della quale nessuno è colpevole (fino a prova contraria) e non solo per finanziare le solite politiche populiste che, secondo i nostri ideologi, creano solo inflazione (tipo le spese per la sanità pubblica e quelle per le pensioni di noi fannuloni). L'ideologia liberista è democratica perché non guarda in faccia a niente e nessuno, e si applica indistintamente a esseri umani e bestie.

Per evitare che il gioco si rompesse, durante l'ultima crisi (ormai la penultima) si sono introdotti vari strumenti di sostegno economico. Sotto la presidenza Draghi, la BCE ha iniziato a comprare titoli di stato dei paesi dell'eurozona sul mercato secondario (non dal governo all'emissione, ma successivamente dagli investitori, in pratica le banche). Anche in questo modo (l'ormai famoso "Bazooka") Draghi ha mantenuto insieme i cocci dell'eurozona, che ora però vanno incontro ad un nuovo shock. Questo tipo di soluzione, il "Quantitative Easing", servirebbe per mantenere a un livello più basso i tassi d'interesse, dato che gli investitori si sentirebbero rassicurati dal fatto di non dover rimanere col cerino in mano (male che vada vendono i titoli alla BCE).

110 economisti italiani hanno firmato un appello affinché la BCE sostenga, in vari modi, i paesi dell'eurozona, e altri economisti internazionali, tra cui i più famosi sono Blanchard e de Grauwe hanno scritto quanto segue:



Se la BCE agisse come "creditore di ultima istanza" per i titoli di stato dell'area euro, non risolverebbe gli squilibri macroeconomici provocati dalla moneta unica, e ben noti dal 2011, ma potrebbe comunque alleviare il peso della crisi.

Se invece si limitasse a continuare il "Quantitative Easing" acquistando titoli sul mercato secondario (come finalmente dichiarato dalla Presidente Lagarde) tenendo conto del fatto tutti i paesi del mondo inonderanno di titoli di stato il mercato globale a causa di questa crisi, forse qualche problemino di eccesso di offerta sulla domanda si potrebbe comunque verificare, facendo aumentare i tassi in modo pericoloso.





Nessun commento:

Posta un commento