lunedì 19 ottobre 2015

Cosa sapete veramente sull'ISIS?

Parlando dell'ISIS con degli amici, dopo aver ascoltato quello che loro mi dicevano sulla necessità, da parte dell'Italia, di andare a bombardare l'Iraq per proteggere il nostro paese dal terrorismo islamico ho sentito la necessità di condividere con voi alcune informazioni sull'argomento che ho raccolto nell'ultimo anno. Com'è mia consuetudine fare, ogni notizia verrà riportata insieme alla sua fonte, consultabile facendo copia incolla dei collegamenti che troverete alla fine del post. In questo modo potrete giudicare voi stessi l'attendibilità di quanto vi racconterò.


1. L'ISIS e le origini del conflitto in Siria

L'ex ministro degli esteri francese Roland Dumas sostiene che durante un incontro al quale avrebbe partecipato anni fa gli fu comunicato, da parte di alcuni responsabili inglesi, che stavano preparando l'invasione della Siria. In quell'occasione gli fu chiesto se la Francia avrebbe partecipato al conflitto (1).

Poi, c'è l'ex comandante supremo della NATO per l'Europa Wesley Clark che ha dichiarato, anche lui in televisione, che l'ISIS è stata creata degli alleati degli americani (2) in funzione anti Hezbollah.

Ma la testimonianza più importante è quella dell'ex segretario di stato americano Hillary Clinton che ha ammesso come l'ISIS sia, purtroppo, il risultato del tentativo di creare in Siria una forza che si opponesse al governo di Assad (3).


Alla luce di queste dichiarazioni, quello che io mi chiedo è se sia lecito essere convinti del fatto che, coloro i quali sono parte del problema per loro stessa ammissione, e mi riferisco in particolare alle dichiarazioni della Clinton, possano avere la necessaria credibilità per essere chiamati a contribuire efficacemente alla soluzione. Credo che converrete con me che questa sia una domanda piuttosto legittima.


2. Gli USA e i loro alleati chi stanno sostenendo in Siria?

E' ormai una notizia di dominio pubblico (almeno lo spero) che gli Stati Uniti e i loro alleati (tra i quali gli Stati del Golfo, la Turchia, il Regno Unito e la Francia) stanno sostenendo una guerra contro il governo siriano del presidente Assad. Quel feroce dittatore che tuttavia, fino a qualche anno fa (come qualcun altro prima di lui) era benvenuto in gran parte dei paesi occidentali. Basta gugolare le immagini di Assad con (elenco non esaustivo): Regina di Spagna, d'Inghilterra, Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, etc. etc.

Notizie sul fatto che alcuni governi sostengono, e addestrano, i ribelli in Siria non mancavano anche in tempi meno recenti, quando la cosa era considerata uno scoop. Per esempio, nel marzo 2013, il britannico Guardian riportava la notizia dell'addestramento di ribelli siriani in Giordania da parte di: USA, Regno Unito e Francia (4). Nello stesso periodo, anche l'agenzia di stampa Reuters comunicava la medesima notizia riprendendo il giornale tedesco Spiegel (5). Per chi non si fidasse, è di qualche giorno fa la notizia che il governo americano, nella persona del presidente della commissione difesa del senato americano John McCain (more on him later) si è lamentato del fatto che i bombardamenti russi fossero diretti contro i ribelli addestrati dalla CIA (6).

Insomma, gli USA sono impegnati in questa guerra insieme agli alleati. Tuttavia, qual è lo scopo, sconfiggere l'ISIS o il governo siriano? Il tema è piuttosto controverso, per usare un eufemismo. Ad esempio, tempo fa furono pubblicate delle foto che ritraevano proprio il senatore McCain insieme ai cosiddetti ribelli siriani. In queste immagini comparivano dei personaggi non proprio raccomandabili, tra i quali esponenti di Al-Qaeda in Siria (dove è chiamata Al-Nusra) e persino il presunto leader dell'ISIS Abu Backr al-Baghdadi (7). Va bene, direte voi,  questo è solo un imbarazzante e sfortunato incidente. Andiamo avanti.

In un intervista di aprile 2015, Assad affermò che gli Stati Uniti e i loro alleati supportano il terrorismo in Siria (8). Ma forse la dichiarazione più forte è di Putin che, in una conferenza stampa a margine di un incontro con David Cameron (imbarazzatissimo primo ministro britannico), affermò che gli alleati sostengono dei terroristi che uccidono i loro nemici e poi mangiano i loro organi (9 e 10).

Infine, secondo syrianfreepress.wordpress.com, il leader dell'ISIS al-Baghadi si chiamerebbe Simon Eliott e sarebbe, in realtà, un agente del Mossad (11).

Questi però sono i nemici, direte voi, e fanno propaganda. E' vero ma, d'altro canto, non è detto che la propaganda dei nostri governi sia sempre veritiera, no? In ogni caso, anche qualche amico accusa direttamente i paesi occidentali di aiutare i terroristi islamici. Ad esempio, secondo Voltaire.net, il parlamento iracheno avrebbe chiesto spiegazioni a Londra dopo aver abbattuto due aerei britannici che, secondo loro, trasportavano aiuti all'ISIS (12).

Ci sarebbe inoltre da riflettere sulla notizia secondo la quale il dipartimento di stato americano avrebbe finanziato una quarantina di camionette, di una nota marca giapponese, che sono in uso all'ISIS e che sono, tra l'altro, visibili in diversi filmati televisivi e immagini giornalistiche (13).

Senza contare il fatto che un rapporto di WND afferma di aver scoperto mille pagine di documenti ufficiali, da dove risulta che l'ex segretario di stato americano Hillary Clinton avrebbe avuto un ruolo importante nell'agevolare l'ascesa dell'ISIS (14). Cosa che, come vi ho già accennato, lei stessa ha già in parte ammesso.

Poi, tutto sommato, è un fatto che dopo più di un anno dall'inizio dei bombardamenti anti ISIS ad opera di USA e alleati (iniziati ad agosto 2014) non sembrano ancora essere stati ottenuti grandi risultati. Anzi, è proprio durante questo periodo che l'ISIS è riuscita a conquistare la città di Palmira e che i territori sotto il suo controllo si sarebbero estesi fino a metà della Siria (15). Ricordiamoci di tutto questo perché ora che Putin ha iniziato la sua campagna militare contro l'ISIS prendendo la palla al balzo, chissà che in futuro qualcuno non approfitti per raccontarci che il merito della vittoria è stato della cooperazione internazionale tra alleati e russi.

Ma c'è un'evidenza ancora più importante del fatto che alcuni governi occidentali siano dalla parte dell'ISIS. Sempre Voltaire.net ci mostra un documento ufficiale del Pentagono, datato agosto 2012 ma consultabile dal 18 maggio 2015 su richiesta del gruppo conservatore Judicial Watch. In questo rapporto c'è scritto che i paesi occidentali, gli stati del Golfo e la Turchia sostengono le forze di opposizione in Siria che sono: i salafiti, i fratelli mussulmani, e AQI ovvero Al-Qaeda Iraq (o Al-Nusra) che attraverso il portavoce dello Stato Islamico (l'ISIS) ha chiamato alle armi i sunniti iracheni contro il governo siriano. L'obiettivo, sostenuto dagli alleati, è quello di creare un principato salafita (lo stato islamico) che possa isolare il regime siriano (16).




Non so voi ma io qualche dubbio su questa storia dell'ISIS inizio ad averlo.


3. Conclusioni

La storia che le notizie sopra riportate ci raccontano, non è molto diversa da quella già vista in Afghanistan, in Iraq, o più recentemente in Libia. C'è sempre qualche banda armata, sostenuta da paesi stranieri, che prova a sostituirsi al governo in carica. Non importa come si chiamino: Talebani, Alleanza del Nord, Al Qaida, ISIS... sono sempre dei cavalli di Troia per poter instaurare un regime amico in una località nella quale si coltiva qualche interesse politico, militare e/o economico. Solo che non è consuetudine dire la verità ai propri elettori. Bisogna inventarsi qualche cosa come un'emergenza terroristica che giustifichi guerra preventiva, un intervento umanitario, oppure di peace keeping, etc. etc.

Lungi da me l'idea di pensare di aver capito tutto su quello che succede in Siria e nel mondo. Io provo solo a informarmi da fonti alternative a quelle tradizionali (giornali e TV). E chissà perché, quando lo faccio, giungo sempre alla conclusione che c'è qualcosa di più che i media main stream non dicono.

Se anche tu che al mattino sfogli il tuo quotidiano preferito e alla sera guardi il telegiornale, leggendo questo post hai scoperto cose nuove che non sapevi, allora il mio suggerimento è quello di cambiare fornitore di notizie.

PS: ma voi lo sapevate che i video e le dichiarazioni dei membri dell'ISIS sono dei contenuti che le televisioni acquistano da una società fondata da una signora che collabora con il governo americano (17)?


Fonti:
(1) https://www.youtube.com/watch?v=Kz-s2AAh06I
(2) https://www.youtube.com/watch?v=QHLqaSZPe98
(3) http://www.theatlantic.com/international/archive/2014/08/hillary-clinton-failure-to-help-syrian-rebels-led-to-the-rise-of-isis/375832/
(4) http://www.theguardian.com/world/2013/mar/08/west-training-syrian-rebels-jordan
(5) http://www.reuters.com/article/2013/03/10/us-syria-crisis-rebels-usa-idUSBRE9290FI20130310
(6) http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-10-01/raid-russi-siria-usa-accusano-mosca-colpiti-ribelli-addestrati-cia-cremlino-non-solo-isis-gli-obiettivi---212058.shtml?uuid=ACSaOb8
(7) http://www.voltairenet.org/article185102.html
(8) http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=11123
(9) https://www.youtube.com/watch?v=yUtLYAZkZpg
(10) https://www.youtube.com/watch?v=1d-XzwMUg-4
(11) https://syrianfreepress.wordpress.com/2014/08/27/isis-mossad-aanirfanblogspot-report/
(12) http://www.voltairenet.org/article186940.html
(13) https://www.rt.com/usa/317886-toyota-isis-trucks-treasury/
(14) http://vocidallestero.it/2015/05/30/hillary-clinton-aiuto-lascesa-dellisis/
(15) http://www.voltairenet.org/article187713.html
(16) http://www.voltairenet.org/article187723.html
(17) http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4650



lunedì 12 ottobre 2015

Un grafico che spiega il declino della produttività in Italia

Chi di voi ha sentito dire che il problema dell'Italia è la produttività? Avevo già scritto un post su questo argomento (qui) ma ho pensato che valesse la pena di aggiungere qualcosa.

Di seguito troverete un grafico con i dati storici della produttività del lavoro dal 1981 al 2007 (dati OCSE).


La produttività del lavoro è il rapporto tra fatturato delle imprese e il costo del lavoro (o il numero delle ore lavorate). Chi desiderasse una spiegazione più tecnica dei dati la troverà direttamente alla fonte (qui).

Osservate come l'andamento in ascesa del grafico subisce un brusco stop a partire dagli anni novanta. Precisamente, dal 1995 in avanti la tendenza è quella di una produttività stagnante o in discesa. Come si spiega?

Vi rimando, per una spiegazione più esaudiente, a un post del 2013 dell'economista Alberto Bagnai: "Declino, produttività, flessibilità, euro: il mio primo maggio" che gli amanti dell'economia potranno trovare anche in versione scientifica, pubblicato sulla rivista International Review of Applied Economics "Italy's decline and the balance-of-payment costraint: a multicountry analysis". 

Sintetizzando al massimo la questione, sono state date tre possibili spiegazioni di questo fenomeno:

1. il cosiddetto nanismo delle imprese italiane, che sarebbero troppo piccole per avere un'efficienza ottimale.

2. la poca propensione alla ricerca e sviluppo che ne rallenterebbe la produttività.

3. la flessibilità, che avrebbe causato la svalutazione del costo del lavoro e scoraggiato la capacità innovativa delle aziende, favorendo le attività a maggior utilizzo di lavoro rispetto a quelle dove è necessario il capitale.

I primi due punti sono le critiche che vengono fuori più facilmente nei dibattiti main stream ma, trattandosi di caratteristiche storiche delle imprese italiane, non sono adatte per spiegare la brusca inversione di tendenza avvenuta solo a partire dal 1995.

Il terzo punto è frutto di almeno un paio di studi scientifici (qui e qui), uno dei quali dell'economista italiano Francesco Daveri. Tuttavia, il declino della produttività (1995) sembrerebbe anticipare di qualche anno la prima riforma del mercato del lavoro (1997).  

Il Prof. Bagnai suggerisce un'altra spiegazione, illustrata nel grafico che segue.


Come potete vedere, la linea rossa del cambio sembra essere correlata con quella verde della produttività per tutto il periodo preso in esame. In particolare, quello che interessa a noi, è che la rivalutazione del 1995 (la linea rossa che scende) porta con se un appiattimento di quella verde. Successivamente, il cambio viene fissato (linea rossa piatta) e la produttività prima si arresta e poi, a seguito della crisi, crolla. Tornando indietro fino al periodo dello SME credibile (1987-1992) che aveva fissato i cambi delle monete europee entro una banda d'oscillazione ridotta (lo vediamo dal cambio piuttosto stabile evidenziato in quel periodo dalla linea rossa) osserviamo lo stesso fenomeno, ovvero l'appiattimento della linea verde che misura la produttività.

Pertanto, il declino della produttività sarebbe solo un altro effetto negativo del cambio fisso, e quindi dell'euro.







lunedì 5 ottobre 2015

Le vere ragioni della crescita del PIL (secondo il governo)

Quando le interferenze disturbano il segnale è necessario risintonizzare il canale.

Sul Documento di Economia e Finanza (DEF) presentato dal governo cioè dal Ministero dell'Economia e delle Finanze (il MEF per gli amici) ad aprile 2015, vi si legge a pagina 4 che per il 2015 è prevista una crescita pari allo 0,7% (poi aggiornata allo 0,9%).

Facendo lo sforzo ammirevole (perché il DEF è davvero noioso) di arrivare fino a pagina 16 verremo ricompensati dalla lettura di un'interessante tabella in cui si afferma, in sostanza, che di quella crescita dello 0,7% (o 0,9%) le variabili esogene, ovvero quelle non imputabili alle scelte di politica economica del governo, contano lo 0,6%.

In pratica, il governo afferma che la crescita del 2015 dipenderà quasi totalmente dalle favorevoli condizioni di mercato internazionali. Soprattutto, la svalutazione dell'euro e il basso prezzo del petrolio. Tutto questo con buona pace: degli interventi in televisione, degli articoli sui giornali, dei tweet e di tutti gli accidenti che si inventano ogni giorno per confondere le acque. Attenzione a non perdere il segnale.


Ma le riforme? Il Jobs Act? Alla meglio, sono comprese in quello 0,1% che non deriva dalle variabili esogene. 

Attenzione, dire che fino ad ora le riforme non hanno avuto alcun impatto rilevante sull'economia, non significa escludere che possano averlo in futuro. Tuttavia, anche questo scenario, auspicabile per il governo, va ben interpretato. Perché il Jobs Act funzionerebbe solo nel momento in cui agevolasse l'abbassamento degli stipendi.

Già perché loro sperano che la maggior flessibilità del lavoratore (che potrà essere licenziato più facilmente) determini minori pretese e quindi un costo più basso, che avrebbe come effetto un minor prezzo di vendita del prodotto e  una maggiore competitività, che a sua volta servirebbe a dare un impulso alle esportazioni. 

Bene, direte voi, ma se aumentano le esportazioni ci guadagniamo tutti. No, perché se il maggior guadagno venisse ridistribuito fra tutti i partecipanti al processo produttivo (cioè a noi) aumenterebbero di nuovo gli stipendi e si tornerebbe punto e a capo. Ed è per questo motivo che il governo punta solo sulle riforme dal lato dell'offerta, quelle che non aiutano la domanda interna, per rilanciare la crescita.

Stay tuned.