Di fatto, per capire che non si tratta di un compromesso ma di una vera e propria capitolazione basta leggere le prime righe, in cui si asserisce che lo scopo della riunione è ricostruire la fiducia verso le autorità greche come prerequisito per un futuro intervento del Meccanismo di Stabilità Europeo (MES) e del Fondo Monetario Internazionale. A tale scopo, l'Eurogruppo accoglie gli impegni del governo greco a procedere con sollecitudine ad approvare una serie di riforme come prerequisito per futuri ulteriori accordi sul debito.
Da ciò se ne deduce che il dramma che sta vivendo il popolo greco non è prioritario per i governi degli altri paesi d'Europa. Quello che conta è che il primo ministro Tsipras si impegni a fare delle riforme a tempo di record.
E in cosa consistono queste riforme? Aumenti di tasse e diminuzione dei servizi. Entro il 15 luglio (tre giorni dopo):
- aumento dell'iva
- aumento dell'età pensionabile
- salvaguardia dell'indipendenza dell'istituto di statistica nazionale
- riprisitnare i limiti dei parametri del Patto di Stabilità (Maastricht) ed eseguire ulteriori tagli automatici in caso sforamento dai suddetti parametri
Entro il 22 luglio (dieci giorni dopo):
- riforma del codice di procedura civile per velocizzare la giustizia e ridurne i costi
- approvare la direttiva europea sul salvataggio delle banche (si tratta, in pratica, del bail-in di a cui vi ho già accennato qui).
Solo dopo l'approvazione di queste riforme da parte del parlamento greco, così come degli altri "suggerimenti" inclusi nell'accordo, e la verifica da parte delle istituzioni europee, l'Eurogruppo potrà (a sua discrezione) dare il via alla procedura di finanziamento tramite il MES.
E a quel punto scatterà l'obbligo di approvare anche le seguenti ulteriori misure:
- altri tagli alle pensioni
- un'ambiziosa riforma di liberalizzazione del commercio
- una serie di privatizzazioni, tra cui è espressamente citata quella del gestore dell'energia elettrica
- una rigorosa riforma del mercato del lavoro che elimini la contrattazione collettiva e faciliti i licenziamenti
- nuovi tagli ai costi dell'amministrazione pubblica
Relativamente alle privatizzazioni, le attività pubbliche da dismettere verranno conferite ad un fondo privato indipendente. Tale istituzione sarà gestita dalle autorità greche, con la supervisione delle istituzioni europee.
L'Eurogruppo ci tiene a sottolineare che la lista sopra menzionata di riforme rappresenta il minimo affinché la Grecia possa accedere ai finanziamenti del MES e che, in ogni caso, tutto ciò non impegna le istituzioni europee.
L'Eurogruppo è inoltre contrario riguardo alla possibilità di una ristrutturazione del debito greco.
Da ultimo, quasi a sottolineare la generosità dell'Europa, viene stabilito che la Commissione Europea lavorerà a stretto contatto con le autorità greche per trovare, nei prossimi 3-5 anni, 35 miliardi di fondi da utilizzare per gli investimenti. Un impegno piuttosto generico, se si considera il fatto che, per il momento, si fa fatica a metter insieme anche i capitali minimi per il piano Juncker sugli investimenti.
Quanto successo domenica, a distanza da una settimana dal referendum greco in cui i cittadini avevano risposto no (oxi) a nuovi sacrifici è l'ultima, inesorabile prova, del fatto che l'ingerenza delle istituzioni europee è ormai tale da palesare la formale sospensione della democrazia in Grecia.
Non esiste euro senza austerità. E sarebbe troppo lungo riproporvi tutte le ragioni per cui queste misure saranno letali per la Grecia che, come potrete leggere dettagliatamente da questo articolo, una serie di riforme le ha già fatte (e non sono servite a favorire la crescita economica).
In "Le conseguenze economiche della pace" Keynes si espresse in questo modo riferendosi al trattato di Versailles che pose fine alla prima guerra mondiale:
«Anche in queste ultime, angosciose settimane ho continuato a sperare che trovaste un modo qualunque per fare del trattato un documento giusto e realistico. Ma ora è troppo tardi, evidentemente. La battaglia è perduta»
Oggi, le stesse parole valgono per questo nuovo umiliante trattato subito dal popolo greco.
Tutta questa instabilità ci sta portando sull'orlo di una nuova guerra.
RispondiEliminaQuello su cui si può certamente concordare è che la moneta unica, e le politiche volte al suo mantenimento, non hanno sicuramente favorito una maggiore solidarietà fra i popoli europei. Forse l'economista Meade aveva ragione quando sosteneva che l'unione monetaria avrebbe rallentato l'integrazione.
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